La fine della missione Cassini-Huygens

La sonda Cassini ispezionata prima del lancio.
Alta quasi sette metri e pesante sei tonnellate (carburante compreso), è stata dotata dei più tecnologici strumenti scientifici, la maggior parte dei quali ridondanti. Sul fianco di questo enorme orbiter è stato posto il contributo europeo alla missione: il Lander Huygens. Con i suoi 300 kg costituisce un “piccolo” pezzo nell’insieme ma è forse la parte più entusiasmante. Il Lander infatti, dopo 7 anni di viaggio per il sistema solare, “appeso” alla sonda principale, si è staccato da essa una volta arrivati nel campo gravitazionale di Titano, il più grande satellite di Saturno e del sistema solare. Qui Cassini ha continuato il suo viaggio penetrando all’interno del sistema e Huygens ha iniziato la sua missione. Il piccolo Lander ha intrapreso una solitaria discesa di 21 giorni verso il corpo celeste. Una volta penetrata l’atmosfera di Titano ha iniziato a fotografare la rossa superficie che si avvicinava inesorabilmente. Attraverso l’uso di un paracadute Huygens è stato rallentato per due ore e venti (questo e stato possibile in quanto Titano possiede un’ atmosfera, ed è l’unico satellite del sistema solare ad averne una). Per rallentare gli ultimi metri sono stati impiegati dei retrorazzi che hanno spinto il lander verso l’alto permettendogli un atterraggio relativamente morbido. Qui il lander ha continuato a trasmettere per altri 72 minuti. Il piccolo esploratore robotico infatti non era in comunicazione diretta con la Terra ma solo attraverso la sonda Cassini. Quando questa è finita oltre l’orizzonte di Titano per continuare il suo viaggio verso Saturno, sono state perse tutte le comunicazioni col piccolo robot. Era il 14 Gennaio 2005. La sonda principale ha continuato lo studio dell’inanellato pianeta per molti anni fornendoci alcune delle più suggestive immagini spaziali mai fatte, complice l’ineguagliabile bellezza di Saturno.

Il lander Huygens.
Dopo esattamente 20 anni dal lancio la NASA ha programmato un gran finale per la missione, comandando la sonda per immergersi e distruggersi nell’atmosfera di Saturno il 15 settembre 2017. E’ stato scelto un atterraggio distruttivo su Saturno e non su uno dei suoi satelliti per evitare di “inquinarli” con materiale terrestre.
Lo scopo principale della missione Cassini era quello di studiare l’atmosfera di Saturno, in particolare la sua composizione, la sua densità e le temperature della stessa. Doveva inoltre studiarne le caratteristiche cinetiche, come essa ruota e la formazione di venti e tempeste. Ha poi studiato la relazione che intercorre tra ionosfera e il campo magnetico del pianeta. Un enorme studio e stato inoltre fatto sulla magnetosfera del pianeta analizzando come essa interagisce con i campi magnetici dei vari satelliti, con quelli delle comete, e come avviene la formazione di aurore. E’ inoltre stata fatta la più precisa e completa mappatura degli anelli di Saturno osservandone una complessità inaspettata. L’osservazione dei vari satelliti inoltre e servita per mapparne la geologia e la composizione e per studiarne i processi responsabili della formazione della superficie rocciosa e della struttura interna. Questi obiettivi sono stati tutti raggiunti e durante i prolungamenti della missione ampliamene superati. La sonda Huygens atterrata su Titano ci ha invece fornito moltissimi dati ma in pochissimo tempo.

La superficie di Titano.Titano ci ha fornito moltissimi dati in pochissimo tempo.
Oltre ad essere una delle missioni spaziali robotiche più complesse mai costruite e lanciate dall’uomo, questa è una missione carica di storia. Il nome della sonda e stato scelto come omaggio a due astronomi del diciassettesimo secolo, e di certo non due a caso. La missione principale Cassini diretta verso Saturno e il suo sistema omaggia l’astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini. Egli fu professore di astronomia all’università di Bologna dal 1664 al 1671, anno in cui venne chiamato dal re di Francia Luigi XIV a dirigere l’osservatorio di Parigi. Le ricerche dell’astronomo italiano riguardano principalmente lo studio di Saturno, scoprendo i satelliti Giapeto, Rea, Dione e Teti e la divisione di Cassini degli anelli di Saturno, che ora porta il suo nome. Per il Lander Hyugens l’agenzia spaziale eurepea ha omaggiato l’astronomono olandese che 400 anni prima scoprì proprio il satellite Titano: Christiaan Huygens.

Il satellite Encelado fotografato da Cassini.
Contemporaneo di Cassini, Huygens fu anche fisico e matematico e collaborò con l’osservatorio di Parigi proprio negli anni in cui l’astronomo italiano ne fu direttore. Dopo neanche 350 anni, quello che Huygens vide come un puntino luminoso sul fondo del suo cannocchiale, è diventato la nuova frontiera, il nuovo limite che l’uomo moderno è riuscito a raggiungere, toccare e vedere. Seppur non avendolo fatto con le sue stesse mani, ma con un robot,che semplicemente di esse ne è l’estensione. Forse mai si sarebbe immaginato l’astronomo olandese che in neanche quattro secoli avremmo raggiunto un punto da lui considerato più che inarrivabile. Cosa resta a noi quindi se non provare ad immaginare un altro luogo da ritenere irraggiungibile per farci considerare ingenui dall’uomo del futuro? C’è solo l’imbarazzo della scelta. L’impegno economico profuso nello sviluppo e nel mantenimento della missione Cassini-Huygens e stato di circa 3,27 miliardi di dollari di cui 660 milioni da parte dell’ESA e 2,60 miliardi da parte della NASA. Seppur diffusi in più di vent’anni di vita della missione, (considerando che la ricerca e lo sviluppo dell’orbiter Cassini è iniziata nel 1989 sono quasi 28 anni), non agli occhi di tutti questa risulta una spesa giustificata. La mole di risultati scientifici in ambito planetario e dello studio del sistema solare è immensa: sono stati pubblicati più di mille articoli a riguardo e i dati ricevuti continueranno ad essere analizzati ancora per molti anni.

Saturno.
A presto,
Stefano.
Quando una missione finisce mette sempre tristezza 😦 speriamo di non dover attendere troppo tempo per vedere una nuova missione spaziale su Saturno , sarebbe bello che ogni pianeta avesse almeno una missione spaziale con un orbiter e in caso un lander/rover.